Nuove migrazioni?

Tratto da INSONNIA giornale di Racconigi Febbraio 2013

di Rodolfo Allasia

 

E’ solo una sensazione, non c’è nulla di scientifico, ma capita che quando
uno di noi si interessa ad un tema, improvvisamente scopre quante situazioni
quotidiane possono collegarsi a quel tema. Così da quando un mio giovane
amico, figlio della mia compagna di vita, è partito per l’Australia, mi sembra
di cogliere su giornali, radio TV, o dai racconti di gente che conosco, un sacco
di situazioni simili a quella che si sta vivendo in casa nostra.
Scopro che molte persone hanno un parente, un figlio di un amico, un conoscente
che da qualche mese o qualche anno ha intrapreso un‘esperienza come
questa.
Sono io che noto di più queste situazioni o veramente ci sono molti più giovani
di un tempo che partono per un’avventura tra lavoro ed esperienza tout
court? In ogni caso, senza avere nulla di scientificamente statistico e con
l’aiuto del mio giovane amico ho raccolto una serie di storie di un tipo d’emigrazione
particolare che però aiutano a far riflettere su altre immigrazioni
che ci toccano da vicino come fenomeno sociale e vanno ad affiancarsi a
tutte quelle interviste cha Anna Simonetti ha raccolto in insonnia dentro a
quella rubrica che chiamiamo “Il lavoro che c’è, il lavoro che non c’è”. A
parte l’esperienza firmata di Ettore e Selene, le altre restano nell’anonimato
per un minimo di privacy.

 

 

A come Avventura A come Australia
di Ettore Fico e Selene Pappalardi

Più di 16.300 km ci dividono da casa, ma l'Australia è ormai la nuova realtà che noi
viviamo.
Per chi non ci conoscesse siamo Ettore e Selene, due ex compagni di liceo che si son

stufati di vivere nella loro "bolla di sapone" e han voluto provare a diventare indipendenti.
L'idea di lasciare tutte le nostre abitudini e le nostre certezze per immergerci in un
paese "tanto sognato" in cui avremmo dovuto ricominciare tutto da capo e imparare
l'arte del vivere ci ha presto affascinati.
Il 24 dicembre, dopo lacrime e timori, siamo decollati da Milano Malpensa con destinazione
Sydney.
La meta l'abbiamo scelta per una serie di motivi, tra cui la formula del visto che qui
viene rilasciato: il working Holliday visa. Quest'ultimo consente ai ragazzi dai 18 ai
30 anni di immigrare in Australia come potenziali lavoratori. Inoltre abbiamo saputo
che l' OZ, diminutivo di Australia, è uno dei pochi paesi, eccetto quelli emergenti, con
un PIL in crescita.
Ora siamo qui e possiamo confermare che questa nazione offre ancora molte possibilità;
va detto però che il flusso dei giovani, e non solo, sta saturando le offerte di lavoro.
Il governo australiano, tutt'altro che ingenuo, incentiva un’immigrazione specializzata.
I cuochi, gli informatici, gli infermieri e gli elettricisti sono solo alcune delle professioni
richieste.
La seconda clausola del Whv ( working Holiday visa) permette il rinnovo del visto
per un altro anno solamente trascorrendo 88 giorni lavorativi nel settore agricolo, laddove
serve manodopera.
Eccoci qua, dopo 3 settimane vissute nella multietnica Sydney, un viaggio di 13 ore
immersi nelle praterie deserte e nei paesaggi tipici di questo paese ci conduce a Brisbane
(circa 1.000 km di strada verso nord).
Arrivati a Brisbane alle cinque del mattino, ancora un po' assonnati, prendiamo l'autobus
per Gatton, il paesino dove tuttora lavoriamo. Viviamo in un appartamento e
quotidianamente ci passano a prendere con un van nel cuore della notte, per andare a
lavorare nei campi.
Ci avevano detto che ci sarebbero stati italiani, ma non immaginavamo questo: tra un
filare e l'altro di pomodorini la voce inconfondibile di Giorgio, lo psicologo tirolese,
poi Paolo, un economista, ed ecco che arriva Dalila, la letterata. Poi c'è Nino, il pizzaiolo,
Pier il cuoco e Igor il carpentiere.
Ognuno di loro con una storia diversa alle spalle e con tanta voglia di ricostruire il proprio spazio e trovare il proprio posto in una nazione che può ancor dare questa opportunità.
E' passato solo un mese dalla nostra partenza, ma ci stiamo rendendo conto di quanto un'esperienza simile possa insegnare e farti crescere. Essere catapultati in un paese dove la lingua è diversa, le abitudini son altre e le nuove responsabilità son tante vuole anche dire cercarsi una casa da soli, fare una buona spesa a poco prezzo e tanto altro. Insomma, questo viaggio insegna a cavarsela da soli in tutto e per tutto e per il momento siamo soddisfatti di come procede l'avventura. Se riusciremo a trovare il tempo, nelle prossime edizioni del giornale, vi proporremo nuovi aggiornamenti.
Dagli inviati speciali Ettore e Selene

 

Braccia rubate all’agricoltura
Tutto il mondo è paese.
Il lavoro nei campi a cottimo resta una delle forme di sfruttamento più impietose
che il genere umano abbia mai creato e che ancora oggi continua a perpetuare senza
distinzione di lingua, colore o etnia.
Prendi un piccolo paesino che sviluppa la propria economia sull’agricoltura, compra
una decina di case, arredale in stile minimalista, metti un annuncio su internet, prometti
lavoro, alloggio e trasporto, e raccogli centinaia di giovani viaggiatori in cerca
di soldi.
Radunali in una stanza e con estrema professionalità spiega loro che il lavoro potrebbe
essere duro: tante ore sotto al sole, movimenti ripetitivi, muscoli doloranti,
ma le possibilità di fare soldi buoni ci sono, se lavori bene. Siete pronti? Siete sicuri?
Li hai convinti. Bastava poco, l’illusione dei soldi azzittisce i dubbi, sovrasta le preoccupazioni.
Ora vivono in case sovraffollate, economicamente sovrastimate. Ogni mattina la loro

sveglia non aspetta le quattro. Due bottiglie d’acqua, qualche panino e subito fuori
ad aspettare il fatiscente furgoncino che per sette dollari li porterà al campo. Pomodori,
porri, funghi, zucche, che importa? Non aspettano il sole per cominciare a faticare,
tanto lo sanno verrà e lo odieranno, lo sentiranno pesante sulle spalle e in un
attimo dimenticheranno la bellezza dell’alba, le sfumature dei suoi colori. Penseranno
solo al loro lavoro, essere veloci per guadagnare 7-9 dollari a cesta.
Sguardi intorno, gli indiani e gli africani sono così veloci, fanno il triplo del tuo fatturato
nello stesso tempo, come è possibile? come fanno? Guardi le mani, ti soffermi
sui movimenti, cosa sbagliamo?
Necessiti di maggiori impulsi nervosi.
Termina la giornata e può capitare di accorgerti che in dodici ore hai guadagnato 90
dollari, e sorridi quando invece in sole due ore ne hai messi da parte 42. Ti accoglie
casa e gli altri ragazzi uguali a te:
How are you?
Good money today?
Per poco tempo smetti di essere un numero o un nome sbagliato, sei di nuovo Luca,
Dalila, Jona, Jenny… solo per un attimo, fino a quando dovrai aspettare il messaggio
notturno che ti dice che cosa farai l’indomani, a che ora dovrai svegliarti, cosa dovrai
raccogliere, allora diventerai una strada, un numero civico.
Con il venerdì arriva la paga. Pellegrinaggi giovanili si dirigono nelle diverse case
dei contractor, qui la magia moltiplica la disonestà e uccide la parola: arrotondamenti
per difetto e ceste non contate.
Hai qualcosa da dire? Non mi interessa, ho già chi ti sostituirà.
Questa è Gatton, con le sue monotonie, i suoi giri loschi e il tuo sudore. Qui i bianchi
lavorano la terra e i neri li dirigono; qui imparo tutto ciò che non mi è stato mai insegnato,
mi alleno ad essere veloce, a barare sulle quantità; qui vivo sulla pelle il significato
della parola sfruttamento; qui soffro l’eco del silenzio; qui colleziono i
colori dell’alba e del tramonto; qui sfido i miei limiti; qui metto in gioco me stessa
e cerco di capire se aveva ragione la mia professoressa di latino quando disperata
esclamava: «braccia rubate all’agricoltura!».

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    rosario portovenero (lunedì, 15 luglio 2013 17:12)

    FORSE VOI POTETE AIUTARMI AD RINTRACCIARE I MIEI CUGINO EMIGRATI NEL 60,E NON O AVUTO PIU'NOTIZIE.EMIGRATI DA MESSINA RIONE CAMARO SAN LUIGI. E SONO.ANTONIO,MARIO,SANTINO,,,DI COGNOME,,,CICERO.SE AVETE NOTIZIE FATEMI SAPERE.GRAZIE DI VERO CUORE UN SALUTO A TUTTI GLI ITALIANI

PRENOTA LE TUE ARANCE
PRENOTA LE TUE ARANCE

contatore visite html