LA CISTITE,IL BANCOMAT E ALTRE STORIE

Inizio maggio, sul marciapiede davanti al centro di accoglienza sin dal mattino aumentano i capannelli degli africani che arrivano a Saluzzo; per la maggior parte sono volti conosciuti di chi era in città già gli anni passati.

Per la Festa dei Lavoratori, l’anno scorso, ci trovammo sotto la pensilina della stazione ferroviaria; circa 40 persone dormivano sotto la tettoia dell’ex magazzino occupato l’anno precedente, freddo e pioggia. La stazione era il luogo di arrivo per tutti, dove sostare in attesa di una sistemazione migliore per la stagione, dove raccontarsi dell’inverno appena trascorso, dove chi era riuscito a tornare in Africa per qualche mese un po’ faceva invidia agli altri costretti a restare in Italia e tirare avanti  tra mille difficoltà. Cucinammo la polenta del benvenuto cercando di capire cosa sarebbe successo nelle settimane successive per il lavoro e, soprattutto, per l’abitazione.

Adesso la stazione è chiusa, il magazzino raso al suolo, il luogo di arrivo è diventato il centro di accoglienza della Caritas, cercando di non dare troppo dell’occhio e di non giocarsi la possibilità di poter essere ospitato per un mese, come dice il  nuovo regolamento che ormai tutti conoscono.

Vecchie e nuove storie si intrecciano, tutti hanno ancora indosso gli abiti pesanti dell’inverno, molti hanno già recuperato la bicicletta dell’anno scorso, i cappellini estivi di qualche squadra di basket americana convivono con i berrettoni di lana.

Sekou è un tipo tarchiato che parla poco, quasi niente italiano. E’ del Mali, mi porta un referto medico rilasciato dal pronto soccorso di Saluzzo dove si è presentato alle 9,54 ed è stato “rinviato al domicilio alle ore 10,10”. “Riferisce episodi di disuria da almeno un anno” scrive il medico che diagnostica una cistite. Lo ha accompagnato un amico che durante l’inverno ha trovato alloggio a Saluzzo e parla bene l’italiano, altrimenti per lui sarebbe stato arduo riuscire a far capire i propri sintomi. Dovrà tornare per un controllo fra due settimane ma nel frattempo non ha un posto dove dormire, forse andrà a Cuneo ma non vuole allontanarsi troppo da Saluzzo perché deve girare per le cascine a chiedere un ingaggio per l’estate. Mi lascia il numero di telefono, “voi italiani dite sempre ci sentiamo” mi borbotta sorridendo amaro e mi chiede di andare in bagno prima di allontanarsi.

Kamara è una vecchia conoscenza, mi saluta per nome con un largo sorriso sdentato. È arrivato ieri dalla Sicilia dove ha trascorso l’inverno a raccogliere arance e olive. Ha dormito vicino alla stazione di Porta Nuova a Torino e stamattina è venuto a Saluzzo in pulman. Avrà più di 50 anni, la barba brizzolata di qualche giorno, si porta dietro un fardello pesante e la tristezza di non essere potuto andare a casa dalla sua numerosa famiglia. “L’inverno che viene vado e resto là” si affretta a dirmi. Sa che quest’anno qualcosa è cambiato a Saluzzo ma non aveva alternativa. “se Dio vorrà troverò un posto per dormire”, prendiamo un caffè insieme e mi racconta della Sicilia, della guerra in Mali, dei figli…Non mi sembra troppo preoccupato e mi trovo ancora a pensare cosa farei io trovandomi in una condizione di tale precarietà e incertezza.

Era da qualche tempo che non vedevo in giro Mamadou, guinéen di Konakry secondo il quale la matematica salverà il mondo. Una laurea al suo paese, una ordinaria vita da migrante qui da noi. Ha lavorato poco lo scorso anno ma ha avuto la fortuna di trovare una stanza nei dintorni di Saluzzo così ha potuto continuare gli studi da elettrotecnico a Verzuolo. Quando finirà gli esami a giugno dovrà lasciare la stanza e allora entrerà anche lui nella lista di chi aspetta un container o un posto letto alla Caritas. Vorrebbe affittare un alloggio insieme a due suoi connazionali ma gli affitti sono troppo alti e, in questo periodo, di soldi ne girano pochi tra i migranti.

Auguste è appena arrivato da Abidjan ed è in ansia perché quando è partito dall’aeroporto per tornare in Italia, suo figlia  è stata ricoverata in ospedale per diarrea; proverà a chiedere un posto a Verzuolo dove è stato lo scorso anno e si è trovato molto bene, Diallo abita a Costigliole e non ha 150 euro per “pagare” il rinnovo del permesso di soggiorno alla Questura di Cuneo.

Nel frattempo, a Cuneo, gli agenti della polizia municipale “provvedevano ad identificare nove giovani africani, che privi di lavoro e di risorse avevano eletto la stazione ferroviaria a loro dimora, trascorrendovi le notti in letti di coperte e cartoni allestiti nell'atrio e nel locale dei terminali bancomat. Gli stranieri risultati in regola con i documenti,venivano invitati a rivolgersi alle strutture assistenziali.” La stazione, le strutture assistenziali, i bancomat…

Storie, diverse ma un po’ tutte uguali.

Tra poco Sekou, Kamara, Mamadou, Auguste e Diallo e tanti altri cesseranno di essere individui per confluire in una categoria tra le tante, quella degli immigrati, da collocare nell’elenco delle emergenze e dei problemi da risolvere. (insieme ai disoccupati e ai precari, gli sfrattati e gli sfruttati, quelli “sulla soglia della povertà”, gli emarginati e gli agitati),

lele

 

NB. I nomi sono fittizi, le storie sono vere.

Scrivi commento

Commenti: 0
PRENOTA LE TUE ARANCE
PRENOTA LE TUE ARANCE

contatore visite html